TV lineare e nuovi schermi: il futuro del broadcast tra innovazione e continuità

Il televisore resiste nell’era digitale, anche se la fruizione si frammenta tra dispositivi mobili e contenuti via IP. Un viaggio verso la convergenza, tra DVB-I, HbbTV e 5G Broadcast

di Mauro Falcone, Ricercatore Senior FUB

Come cambia la tv: dal salotto allo smartphone

La fruizione dei contenuti multimediali è ancora saldamente legata alla televisione lineare, che rimane il mezzo principale attraverso cui gli italiani spendono diverse ore al giorno guardando sport, cinema e informazione, secondo una programmazione fissa.

In questo scenario, anche se il grande televisore da salotto rimane il protagonista dell’intrattenimento domestico, cresce l’uso dei dispositivi alternativi per fruire dei contenuti televisivi: smartphone, tablet e personal computer vengono sempre più utilizzati, sia in modo nomadico all’interno della casa sia in mobilità durante gli spostamenti quotidiani o in viaggio.

Dalla smart TV allo smartphone, la programmazione lineare resiste, nonostante la proliferazione di dispositivi che permettono la fruizione di contenuti on demand e live, anche se la televisione lineare mantiene la sua offerta di palinsesti predefiniti, sui quali l’utente non ha alcun potere di scelta e organizzazione, se non quello di cambiare canale.

In questo contesto, il digitale terrestre si conferma, sia storicamente sia tecnologicamente grazie alla prominence, l’opzione “a sforzo minimo” per l’utente: un fattore di non trascurabile importanza nell’ergonomia del complesso scenario televisivo.

 

Il mondo del broadcast: tecnologie, vantaggi e limiti

Il digitale terrestre nella banda UHF trasmette esclusivamente televisioni lineari secondo lo standard broadcast DVB-T/T2. Il broadcast permette di raggiungere tutti senza limitazioni nel numero di spettatori e senza che gli utenti si debbano identificare sulla rete di distribuzione. Questo piace sia agli operatori che – una volta realizzata la rete di antenne per la copertura del territorio – hanno una platea di utenti potenzialmente infinita a un costo ben definito, e piace agli utenti che possono accedere facilmente e senza essere “controllati” a un grande numero di canali televisivi.

Anche se il digitale terrestre sia una delle principali modalità di trasmissione per la televisione lineare, il panorama broadcast offre altre due opzioni:

 

  • DVB-S2, ovvero della TV via satellite
  • 5G Broadcast” che, come suggerisce il nome si basa sul 5G, pur avendo tutte le caratteristiche del broadcast

 

Il “5G Broadcast” è uno standard in via di diffusione utilizzato in diverse sperimentazioni e secondo le previsioni inizierà ad avere una sua commercializzazione nell’arco di qualche anno.

Oltre alla sua capacità di raggiungere a un costo fisso un pubblico illimitato e anonimo (non identificato dalla rete), il broadcast offre un ulteriore e cruciale vantaggio: attualmente è l’unica tecnologia in grado di offrire una ricezione televisiva in tempo reale con una latenza minima, quantificabile in meno di due secondi tra l’evento fisico e la sua riproduzione sullo schermo dell’utente. Questa al momento è l’unica tecnologia che consente una vera interazione tra spettatore e programma in diretta, una caratteristica fondamentale per molti format di intrattenimento, informazione e approfondimento.

Ora che abbiamo elencato i vantaggi del broadcast, bisogna considerare l’altro lato della medaglia, vediamo quindi i limiti di questa tecnologia:

 

  • essendo sempre una trasmissione in aria, utilizza frequenze che sono un bene scarso e conteso;
  • non permette all’utente di operare scelte specifiche su come e quando vedere un contenuto, né la sua tipologia, anche se la scelta da parte dell’utente è un prerequisito imprescindibile per la maggioranza degli spettatori, specialmente di nuova generazione;
  • ha di fatto un limite intrinseco per la qualità dei contenuti, per esempio già oggi un contenuto in qualità UHD/HDR, sebbene possibile, richiederebbe risorse tali da essere difficilmente sostenibili come soluzione commerciale nel broadcast.

 

Televisione connessa: DVB-I, HbbTV e la nuova era

Se il nostro televisore è un sistema isolato da internet, allora il discorso si può chiudere qui. Ma non è così. Molto presto la maggioranza dei televisori saranno inevitabilmente connessi a internet, tendenza già consolidata per la gran parte di utenti.

Questa consapevolezza è condivisa anche dagli enti di standardizzazione e in particolare dal DVB (Digital Video Broadcasting) che definisce gli standard di settore, tra cui quelli del digitale terrestre. Oltre a definire i formati di codifica e trasmissione audio e video per i nuovi mezzi di trasmissione e per livelli di qualità sempre più ambiziosi e in linea con le caratteristiche tecniche dei sistemi in commercio, il DVB ha recentemente standardizzato nuove tecnologie a supporto di una totale integrazione tra televisione broadcast e internet. Ne ricordiamo solo alcuni:

 

  • DVB-TA (Target Advertising) per una pubblicità mirata e personalizzata al singolo utente nella tv lineare broadcast, fattore di grande importanza economica per i fornitori di contenuti
  • DVN-NIP (Native IP) che, basandosi sulle tecnologie DVB esistenti, adattate e integrate per soddisfare le esigenze degli operatori di rete e dei broadcaster, definisce un sistema end-to-end di distribuzione dei contenuti broadcast
  • DVB-I (Internet), destinato a rivoluzionare lo scenario nei prossimi anni, ovvero un sistema avanzato di “service discovery and programme metadata” basato su internet per il televisore, o meglio per tutti i dispositivi (tablet, smartphone, personal computer) d’interesse

 

Nel DVB-I, in breve, uno o più sistemi di riferimento distribuiscono la “service lists and content guides”, che contiene tutto il ricevibile (on demand, broadcast, streaming tv, contenuti in abbonamento, eccetera) dallo specifico sistema al dispositivo, e li organizza per contenuto. Per esempio, il canale “Rai 1” potrebbe essere disponibile, sul nostro televisore, su digitale terrestre, su satellite e su IP.

Il DVB-I ci presenta entrambe queste possibilità, ma sceglierà automaticamente quella a qualità migliore, e nel caso quella fonte venga meno, per un qualsivoglia motivo tecnico, passerà alla fonte in secondo ordine senza soluzione di continuità, ovvero in modo del tutto trasparente per l’utente. Questa funzionalità, come si può facilmente capire, da un lato rivoluziona l’interazione tra utente e televisione, dall’altro impone l’utilizzo di soluzioni – ricordiamo che il DVB-I è un servizio e non definisce l’interfaccia utente – che permettano all’utente di maneggiare con semplicità il gran numero di contenuti disponibili sul dispositivo utilizzato. Per quest’ultimo problema il linguaggio naturale, la profilazione dell’utente e una gestione intelligente basata su metadati, non sono più opzionali. Se il DVB-I risolve un annoso problema, rimane il fatto che il broadcast da solo ha la serie di limitazioni, che abbiamo descritto prima.

In questo scenario si inserisce l’HbbTV (Hybrid Broadcast Broadband TV), uno standard che auspichiamo sia presto promosso e formalizzato da un ente di standardizzazione. La televisione ibrida consente di integrare contenuti distribuiti via broadcast con informazioni e contenuti provenienti dalla rete. Questa sinergia di contenuti e servizi aggiuntivi consente non solo di potenziare l’offerta, ma anche di migliorare qualitativamente il formato trasmesso via broadcast. È il caso, per esempio, di alcuni contenuti trasmessi dalla televisione di stato che – grazie a un significativo flusso di bitrate aggiuntivo al canale trasmesso in broadcast – raggiunge una qualità 4K sul televisore, ma solo se l’apparecchio è connesso a internet e supporta l’HbbTV.

Internet e il broadcast sono oggi una realtà, ma saranno una necessità in un prossimo futuro. Se da un lato su internet si sviluppano canali lineari in streaming autonomi come le televisioni FAST (Free advertising-supported streaming television), internet va anche in supporto al broadcast per un suo miglioramento con l’HbbTV, risolvendo la criticità della gestione smart dei contenuti con il DVB-I.

 

Tv e altri schermi: verso la convergenza

Se broadcast significa necessariamente televisione lineare, non si può dire lo stesso del suo contrario. La televisione lineare su IP sta vivendo un momento di grande crescita ma oggi può considerarsi, almeno nel nostro Paese, come un’integrazione rispetto al broadcast e non un suo effettivo antagonista.

Diverso è il supporto che internet può dare alla televisione del futuro. In particolare, con il DVB-I e con una gestione dinamica dei contenuti è possibile ipotizzare uno switching del canale di diffusione di un contenuto quando questo raggiunga limiti tali che una sua distribuzione su internet non sia più sostenibile. Il broadcast si conferma l’unico sistema efficace in grado di soddisfare la distribuzione di contenuti che abbiano uno share significativo.

Al contrario, la distribuzione di contenuti fruiti da un numero esiguo di spettatori in broadcast è un ossimoro, dato che le frequenze sono da considerarsi una risorsa scarsa. La piena efficacia del broadcast nella distribuzione di contenuti ad alto share di pubblico e la sua integrazione con le nuove tecnologie IP dipende dalla diffusione capillare e dalla disponibilità per l’intera popolazione dei nuovi standard (DVB-I, 5G Broadcast, TV ibrida). Questo è l’obiettivo primario da perseguire, insieme alla rapida adozione di standard esistenti come il DVB-T2 e i codec HEVC (High Efficiency Video Coding, H.265) o i suoi successori, come il VVC (Versatile Video Coding, H.266).

 

 Il futuro della tv: un modello ibrido tra rete e broadcast

Dobbiamo dare per scontato che in un futuro non molto lontano tutte le nostre televisioni siano connesse a internet, sperabilmente a banda ultra-larga, anche per agevolare l’evoluzione tecnologica e la qualità dei contenuti fruiti dal “televisore da salotto” (che certamente è il dispositivo con un ciclo di vita più lungo rispetto agli altri), questo andrebbe destrutturato nei suoi componenti principali:

 

  • video (l’elemento più costoso);
  • audio e quindi una sound bar (un elemento spesso sottovalutato);
  • sistema di ricezione e di decodifica (tale da poter adeguarsi per lo più con dei semplici aggiornamenti software, e solo più raramente con un suo aggiornamento hardware).

 

Il broadcast è una tecnologia che potrà eventualmente essere ridimensionata, ma che certamente deve sopravvivere fintanto che la rete non sia in grado di fornire soluzioni economicamente sostenibili ed efficienti per eventi con significativo share e con bassa latenza.

La tecnologia e gli standard già oggi offrono soluzioni in questa direzione, con una programmazione basata sulla distribuzione in base agli ascolti previsti o sulla orchestrazione della rete in base al traffico, il broadcast necessario resta quello che si prende in carico della distribuzione quando questa non è più conveniente o gestibile dalla rete, o quando le richieste di latenza ne imponga l’utilizzo.

In altre parole, se oggi e in un prossimo domani internet supporta il broadcast, in uno scenario di più lungo periodo con la diffusione dei nuovi standard e una gestione unica e neutrale delle reti broadcast, sarà il broadcast a supportare internet e a risolvere i problemi della rete per le televisioni lineari e per i contenuti sensibili alla latenza.