R. James Caverly è il Direttore della Divisione Infrastructure Partnerships (IPD), all’interno del Direttorato Infrastructure Protection and Preparedness del Dipartimento per la Homeland Security (DHS). La IPD è responsabile, tra l’altro, della promozione e del mantenimento delle relazioni tra l’industria, i governi locali e le agenzie federali che si occupano, a vario titolo, della protezione delle Infrastrutture Critiche (IC) vitali per gli USA. Nel corso della sua attività di direzione della IPD, il dr. Caverly si è occupato anche degli aspetti correlati con la produzione e la fornitura di energia, quali l’individuazione e l’attuazione di politiche di emergenza a livello federale e locale, la sicurezza delle infrastrutture nucleari, il coordinamento internazionale delle politiche e dei piani di emergenza.
Negli ultimi anni, nella totalità dei Paesi occidentali si è diffusa la consapevolezza che alcune delle infrastrutture che assicurano la nostra qualità di vita sono altamente vulnerabili, sia nei confronti di minacce antropiche (ad es., attentati terroristici, cybercrime, scioperi ad oltranza da parte degli autotrasportatori), sia a seguito di eventi naturali (ad es., i vari black out elettrici su scala nazionale o regionale, dovuti a condizioni meteorologiche avverse, che si sono verificati sia in Europa sia negli USA). Per questi motivi, tali infrastrutture sono considerate critiche per garantire il corretto funzionamento delle democrazie occidentali e, pertanto, devono essere protette in modo adeguato. Tale protezione deve contrastare, in particolare, il temuto effetto domino che si manifesta nella propagazione incontrollata degli effetti del malfunzionamento di una particolare infrastruttura critica ad altre infrastrutture, anche non appartenenti allo stesso settore.
Il 5 giugno 2008 il Consiglio dei Ministri Europei di Giustizia e Affari Interni ha approvato la Direttiva Europea sulla identificazione e designazione della Infrastrutture Critiche (IC) Europee. Tale Direttiva, che entrerà in vigore nell’autunno del 2008, individua la strategia per migliorare la protezione delle infrastrutture critiche di rilevanza europea, richiedendo ad ogni Stato Membro la realizzazione di un insieme di adempimenti “minimi”, tra i quali si segnalano, in particolare, l’istituzione di un punto di contatto nazionale per le strategie sulle IC, l’individuazione di IC nazionali che, in caso di problemi e/o interruzioni del servizio, potrebbero indurre rilevanti effetti transnazionali, l’attuazione a livello governativo di attività di controllo generale su tali IC transnazionali.
La Direttiva, al momento, si limita a considerare come critiche le infrastrutture appartenenti ai settori dell’energia (elettricità, petrolio, gas) e dei trasporti (su strada, ferroviari, aerei, fluviali, marittimi), prevedendo, però, una prossima inclusione almeno del settore dell’ICT (Information and Communication Technology), universalmente riconosciuto come uno dei settori più vulnerabili.
In base a tale Direttiva è possibile che altri Stati Membri indichino determinate IC italiane come transnazionali e, in modo reciproco, è possibile che l’Italia abbia interesse ad indicare altre IC estere come potenzialmente pericolose per il nostro Paese. Nell’uno e nell’altro caso, l’Unione Europea assegna un ruolo decisivo di tutela e di coordinamento ai Governi nazionali che dovranno attuare al proprio interno, quindi, opportune strategie di protezione delle infrastrutture critiche nazionali, anche non appartenenti ai settori individuati dalla Direttiva.
Una efficace individuazione e attuazione di tali strategie implica, preliminarmente, la conoscenza delle vulnerabilità di ogni singolo settore, l’individuazione delle contromisure per contrastare eventuali malfunzionamenti delle infrastrutture critiche di interesse e la corretta attuazione di tali contromisure settoriali. Tali aspetti sono già affrontati in modo adeguato, in buona sostanza, dalla maggioranza delle infrastrutture critiche nazionali, in quanto sottoprodotto delle attività di protezione del loro core business.
A livello di coordinamento nazionale, invece, occorre ancora individuare e attuare il modello di riferimento che consenta da una parte di realizzare una politica generale di protezione delle infrastrutture critiche e, dall’altra, di massimizzare gli effetti positivi degli investimenti effettuati dalle singole infrastrutture critiche nazionali.
Lo scopo fondamentale del Convegno è proprio quello di fornire un contributo al raggiungimento di tale obiettivo primario, promuovendo, innanzitutto, uno scambio di conoscenze e di buone pratiche con il DHS americano. Questo obiettivo è perseguito nella prima parte del Convegno, con il contributo estremamente qualificato del dr Caverly.
Durante la tavola rotonda pomeridiana, invece, verrà affrontato lo stesso problema dal punto di vista strettamente nazionale, coinvolgendo esperti provenienti da vari settori, ivi compreso il settore accademico che dovrà svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la ricerca sul tema della protezione delle infrastrutture critiche.
In questo contesto generale, la FUB si vuole proporre sia come soggetto in grado di svolgere in proprio attività di ricerca, sia come uno degli elementi catalizzatori dei vari interessi pubblici e privati coinvolti, ricoprendo anche in questo campo un ruolo già utilmente svolto anche nel recente passato per altre attività di rilevanza nazionale.
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