Il dibattito sulla “rete unica” ruota attorno a due questioni strettamente correlate: la definizione del suo perimetro ottimale e la necessità che sia o meno verticalmente integrata.
Fino a oggi, nell’universo dei sistemi “a rete”, il termine integrazione verticale è stato utilizzato per indicare l’integrazione tra la gestione di reti che rendono disponibile connettività “all’ingrosso” con l’utilizzo di quella connettività per la fornitura di servizi “al dettaglio”: la rete digitale terrestre Tv e i servizi di “broadcasting” e di raccolta pubblicitaria, la rete telefonica e il servizio voce o dati, la rete ferroviaria e il trasporto merci e passeggeri.
Nello scenario 5G, la “materializzazione” di Internet genera una molteplicità di reti costruite attorno a specifici servizi e integrate con gli oggetti fisici che li rendono possibili: computer al bordo delle strade (edge computing) e sui veicoli che permettono la guida assistita e autonoma; reti di distribuzione dei contenuti (Cdn) che ottimizzano il flusso dei contenuti della Tv in “streaming” per rendere possibile una visione senza interruzioni ad alta risoluzione; consolle di intrattenimento domestico, sensori (e apparati medici) per la medicina di prossimità e per abilitare i sistemi di produzione 4.0.
La competizione infrastrutturale sarà tra reti integrate con il servizio, gestite da operatori che hanno interesse a ottimizzarne l’efficienza per migliorare qualità dell’esperienza dell’utente e, al tempo stesso, proteggere e valorizzare i dati prodotti grazie all’uso di algoritmi di intelligenza artificiale.